Orfano di zio Steve

Ottobre 10, 2011 0 Di Momo

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La sua foto è ancora lì, sulla Home page del sito Apple. Mi guarda con fare deciso e senza tentennamenti. Sembra mi stia studiando da tanto è concentrato. Anche io lo osservo. Cerco di carpirne i pensieri, ma non riesco a percepire nulla. Sembra una scemenza ma mi manca, zio Steve. L’altro giorno erano le 7.40, stavo andando al lavoro come tutte le mattine, avevo saputo della morte di Steve da appena un’ora e mezza. E in quell’istante ho avuto un cedimento. Ho pensato all’uomo, non al CEO di Apple. Ho pensato alla sua malattia, e non ai mille prodotti targati Apple. Ho pensato alla lotta contro il cancro e alla figura emaciata che tutti noi abbiamo scorto in questi mesi tra un keynote e una pagina di cronaca. E mi è venuto un groppo in gola, gli occhi lucidi… Il mio era dispiacere vero per una persona che ho seguito per tanto tempo senza mai incontrare, senza mai conoscere ma per cui sentivo un affetto sincero, diretto accompagnato da una stima infinita. Una volta gli ho anche scritto una mail diretta al suo indirizzo privato, ma si sarà persa tra le migliaia di altre mail che riceveva ogni giorno, perchè non mi è mai giunta risposta. Peccato, mi sarebbe piaciuto enormemente stabilire un contatto diretto con lui. Non parliamo del fatto di vederlo di persona, fare una foto con lui o scambiarci un saluto. Perdere Steve è stata una mazzata vera. Con lui se ne va una fettona della mia giovinezza. E’ come chiudere un capitolo fatto di tante cose belle che non torneranno più.

Gli inizi di questo capitolo partono intorno al 1987. In quegli anni Apple esisteva commercialmente da pochissimo tempo ed era conosciuta solo da un numero ristretto di professionisti. La prima volta che ho posato lo sguardo su un prodotto fatto da Steve, è stato all’interno dell’Accademia di Belle Arti in cui mi ero iscritto con l’intenzione di diventare Art director. Esisteva una sala computer e al suo interno c’erano una decina di Macintosh II, poi sostituiti con dei Quadra 900. Mi ricordo distintamente le meline a strisce colorate presenti sul frontale dei computer, i mouse quadrotti e il caratteristico suono di accensione. Noi studenti scarabocchiavamo con le primissime versioni di software di disegno, poi arrivò Photoshop 1.0. Quello era il mio primo contatto con un computer (non sapevo dell’esistenza dei PC con Windows) e da subito è stato amore a prima vista. Successivamente sono stato assunto in una grande agenzia di pubblicità e lì è stata l’apoteosi: c’erano Macintosh Classic a colori su ogni scrivania e i grafici avevano a disposizione diversi Quadra con schermi a colori da 14 pollici. C’era anche una laser writer con cui stampavamo gli headline delle campagne pubblicitarie. Durante la pausa lavoro si giocava a Monkey Island insieme ai colleghi, tutti appiccicati davanti al mac.

Il mio amore per questi prodotti è andato via via sempre più crescendo, fino a quando finalmente ne è arrivato uno tra le mura domestiche: un Macintosh LC III tutto per me. Era il 1993 e l’arrivo dell’ipod sulla faccia della terra, distava ancora 8 lunghi anni. Sottolineo questo perchè voglio un po’ prendere le distanze da quell’utenza dell’ultim’ora che ha un po’ barbarizzato e annacquato l’immagine di Apple prima maniera. Scindo distintamente gli utenti mac prima e dopo l’iPod, perchè sono due mondi profondamente diversi. I primi hanno vissuto Apple fin dalle sue fondamenta, assaporando ogni modello di mac con i vari sistemi operativi. I secondi sono “stati cresciuti” con prodotti collaterali (iPod, iPhone, iPad) che hanno scritto capitoli dell’azienda di Cupertino molto molto importanti ma più asettici. Apple, con l’avvento dei “prodotti mobili” è diventata alla portata di tutti, ha perso un po’ il fascino pionieristico che aveva, l’appartenenza ad una élite magica, unica, diventando l’azienda conosciuta principalmente per gli iPhone e basta. Chi invece ha nel cuore Apple e in prima battuta il mac, non la vede così e io sono tra questi.

Mi ha dato enormemente fastidio leggere tanti commenti sul sito del Corriere.it, ma anche in altri luoghi del web, in cui non si faceva altro che puntare il dito contro le orde di ragazzini urlanti fuori dagli Applestore da inaugurare, tutti assetati di iPad o iPhone. Si associava ogni utente mac a quel tipo di atteggiamento. Fanatismo senza ragione per prodotti super costosi belli e basta. Si brutalizzava il mondo Apple alla stregua della più becera catena di prodotti di elettronica. Ecco, questo tipo di pensiero per gli utenti mac, una decina di anni fa semplicemente non esisteva. E la colpa è proprio nell’atteggiamento che hanno i ragazzini verso i prodotti della Mela, troppo modaiolo e poco tecnologico. Ci vorrebbe una parola di Steve, tre frasi ad effetto come solo lui era in grado di fare. Un piccolo discorso per far capire cosa vuol dire possedere un mac. Direbbe che un mac non è semplicemente un computer, è un oggetto che fa parte di te e che impari a vivere come un figlio. E’ un compagno di vita, una filosofia di pensiero.

Ma Steve ora non c’è più e il mio timore è quello che a prevalere, d’ora in avanti, sia quella brutta immagine che ho intravisto tra quegli odiosi commenti. Una Apple prettamente commerciale, senza più anima ne cuore, fatta di prodotti di larghissimo consumo a cui non riesci più a voler bene. Ma voglio essere speranzoso. Voglio pensare che zio Steve abbia lasciato una forte eredità. Voglio credere che Apple riesca a seguire ancora per decenni la strada lasciata dal suo capo indiscusso, capace di farsi seguire da tantissimi fans solamente presentando computer sopra un palco. Voglio pensare che Steve sia riuscito a trasmettere tutta la sua passione per questi prodotti e per i prodotti a venire. Ho usato i prodotti che lui ha creato per 14 anni e posso orgogliosamente dire che ogni singolo giorno, ogni singola ora trascorsa con un prodotto Apple, è sempre stata un’ora, un giorno piacevole. Un’esperienza di utilizzo altamente appagante, come nessun altro prodotto mi ha mai dato.

Steve con le sue idee ha veramente cambiato il mondo, lo testimoniano i migliaia di articoli e servizi tv che sono stati pubblicati in queste ore su siti internet, giornali, TV, ecc.. . Milioni di persone che hanno voluto testimoniargli la stima e l’affetto che provavano per lui. Come ho detto, avrei voluto conoscere meglio Steve. Ho letto molto su di lui, ma mai abbastanza per poter dire di sapere ogni cosa. Il mio interesse maggiore era per il suo aspetto lavorativo. Mi interessava sapere come si comportava nella vita di tutti i giorni, com’era il suo rapporto con i colleghi di lavoro, come interagiva con amici, parenti e figli. Parte di queste curiosità sono stare colmate con la lettura del libro di Jay Elliot, ma penso che più di tutti mi soddisferà leggere il libro autobiografico di Walter Isaacson, “Steve Jobs” in uscita il 24 ottobre e già pre-ordinabile da questa pagina di iTunes ad un prezzo di 12,99 euro in formato digitale o su Amazon Italia al prezzo di 17 euro in formato cartaceo. 800 pagine di racconto in cui spero di trovare il vero Steve, quello che non ho mai conosciuto. Sarà come riempire quel tassello vuoto che lo zio Steve aveva lasciato in me. Vi lascio con lo spot Apple, a mio modo di vedere, più bello di sempre. Uno spot fortemente voluto da Steve e che incarnava il suo pensiero al 100%.