Alex, inchiodato alla croce
Sto francamente soffrendo anche io insieme ad Alex Schwazer, il campione olimpico della maratona di Pechino. Leggo e sento cose che mi fanno schifo. Vedo giornalisti con la bava alla bocca e il sorriso beffardo pronti ad azzannare il collo di questo ragazzo di provincia, arrivato al successo internazionale dopo “Pechino 2008” e dopo tanto, tantissimo sacrificio e sudore. Ieri ho visto questa intervista andata in onda sul TG1. Mi si è arrotolato lo stomaco perché credo di aver capito cosa ha portato Alex a fare un gesto tanto stupido quanto ingenuo: è questa esasperazione dello sport a tutti i livelli. La disciplina sportiva non è più un sano e piacevole modo per raggiungere traguardi nazionali e internazionali attraverso l’allenamento e il sacrificio e di cui essere fiero, ma un potente e letale tritacarne mediatico dentro il quale vige la regola del “primo o niente”. La fatidica frase “l’importante è partecipare” diventa accademia spicciola in questo nuovo mondo sportivo dove comandano gli sponsor, le tv, i media e la gloria da agguantare ad ogni costo, per non cadere inesorabilmente nel baratro del dimenticatoio. Moltissimi sport sono vittima di questo orrendo andazzo e chissà mai dove andremo a sbattere.
Alex lo vedi subito che è il tipico bravo ragazzo, non fa parte della categoria degli sbruffoni furbetti, pronti a tutto pur di… La marcia è uno sport massacrante e durissimo. Arrivare ai risultati raggiunti da Alex vuol dire dedicarsi completamente a correre, correre e correre. E chissà quali enormi fantasmi ti passano per la testa quando, da solo, gareggi e sempre da solo ti rendi conto che il tuo fisico non reagisce più come la testa vorrebbe e che i risultati non arrivano più. Probabilmente questi fantasmi hanno portato Alex a fare quello che ha fatto. Poco importa se da solo o aiutato o stimolato da persone terze.
Quello che però mi indigna è l’attacco mediatico immediato e urlato a cui sto assistendo. Ieri pomeriggio ho visto commenti e annunci durante le diretta olimpica, che mi facevano bollire il sangue. Una voglia di infierire che va al di là di tutto. Un vorticoso giro di avvoltoi affamati e ciechi a qualsiasi disgrazia umana. Leggete per esempio la cattiveria che si trova tra le righe di questo articolo. Senza contare la valanga di insulti che scorrono su Twitter e Facebook in queste ore. Ma vi rendete conto? Una cosa simile l’ho provata anche sulla mia pelle l’anno scorso e in quell’occasione ho verificato quanto i giornalisti siano una razza ignobile da evitare come la peste. L’Alex sportivo che voglio ricordarmi è questo. Un ragazzo che lottava per vincere con ancora la felicità di farlo.
E’ indubbio che Alex abbia sbagliato, e che abbia buttato al vento anni e anni di sudore e di lavoro suo e di chi l’ha seguito. Ora pagherà di tasca propria e pagherà un conto salatissimo. Spero che chi ora dichiara ancora amore per lui, colei che forse più di tutti al mondo poteva e doveva capire cosa stesse succedendo, sia onesta e ferma nelle sue posizioni al punto da non doversi mai rimangiare ciò che ha detto ieri.
Oggi alle 12 è prevista una conferenza stampa qui a Bolzano all’Hotel Four point che conosco bene. Voglio sperare che Alex riesca ad affrontare tutto quello che gli verrà rovesciato addosso e che qualcuno lo sostenga dopo questi giorni tremendi, perché ne arriveranno di molto peggio.